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Storia

Dopo un lungo periodo di considerazioni, proposte e dibattiti, il 30 e 31 maggio del 2002, presso il Politecnico di Bari, su iniziativa dei prof. Enrico Mandolesi, Benedetto Colajanni e Marcello Grisotti, si riunisce l’assemblea nazionale dei docenti del raggruppamento disciplinare “Architettura Tecnica” per costituirsi in Assemblea costituente della nuova Società Scientifica denominata Ar.Tec., definendone i caratteri scientifici e le linee statutarie.

Il 30 novembre del 2002, presso la sede della Facoltà di Ingegneria di Roma La Sapienza, si tiene la prima assemblea degli aderenti all’Ar.Tec, che delibera la composizione degli organi statutari con la nomina del Prof. Gianfranco Carrara come Presidente pro-tempore e dei Proff. Adolfo Cesare Dell’Acqua, Antonio Frattari, Franco Nuti, Francesco Polverino come membri della giunta. L’atto costituivo che ne sancisce la nascita viene registrato il 1° luglio del 2003. La prima finalità, come recita l’art. 2 del medesimo statuto, è quella “di promuovere la crescita culturale e professionale degli studiosi, dei ricercatori e degli operatori della progettazione e della produzione nell’ambito dell’ingegneria edile e dell’architettura, diffondendo la conoscenza dei risultati conseguiti dalla medesima comunità scientifica”.

La comunità è quella che si raccoglie intorno alla disciplina dell’Architettura Tecnica, la cui tradizione accademica nell’ambito delle scuole di ingegneria e architettura italiane, conta circa 150 anni di storia, ovvero a partire dalla fondazione delle Regie Scuole di Applicazione per gli Ingegneri di metà Ottocento. La sua genesi discende dal rapporto teso tra la Teoria e la Pratica nel campo delle costruzioni civili, poi successivamente declinato nelle correlazioni poste tra Progetto e Tecnica: ‘Architettura pratica’ è infatti la denominazione impiegata da Carlo Formenti per i corsi tenuti dal 1898 al 1907 a Milano; a Bologna invece, sin dall’avvio della Scuola, siamo nell’a.a. 1876-77, compare la dizione ‘Architettura tecnica’.

La centralità assunta da questa disciplina negli statuti didattici che ne regolano l’insegnamento nel corso del Novecento sarà infatti primariamente conseguente all’essere cerniera tra due mondi, quello dell’ideazione e quello della fattibilità costruttiva, esplorando i confini che connettono le finalità estetiche del progetto di architettura ai quadri tecnico-scientifici stabiliti dalle norme.

31 maggio 2002. Convegno nazionale di Architettura Tecnica a Bari. Votazione dello Statuto di Ar.Tec.

In particolare, con il graduale passaggio che conduce dalla dimensione artigianale dell’arte muratoria che connota il settore delle costruzioni edilizie del primo Novecento, alla razionalizzazione e meccanizzazione del cantiere e poi, nel dopoguerra, all’introduzione di sistemi di produzione industrializzata, si sviluppa all’interno dell’Architettura Tecnica una riflessione dialettica sui contenuti disciplinari, che prende forma, alla metà degli anni Sessanta, per opera di Enrico Mandolesi a Cagliari e di Marcello Grisotti a Bari, nella definizione della strutturazione concettuale dell’organismo edilizio e nelle ricerche sull’industrializzazione edilizia. Il coordinamento dimensionale modulare diviene conseguentemente il veicolo concettuale sul quale far transitare la razionalizzazione delle scelte progettuali, e la standardizzazione lo strumento per garantire l’efficienza del processo edilizio così come la rispondenza prestazionale ai requisiti di materiali e componenti.
La visione sistemica impiegata da Mandolesi nell’opera di ridefinizione semantica delle componenti dell’organismo edilizio, magistralmente sintetizzata nel volume Edilizia per i tipi della UTET, fungerà infatti da guida nella formulazione di un nuovo linguaggio tecnico e, al contempo, di indirizzo nelle modalità di classificazione assunte dalla normativa UNI per il settore edilizio.
Un profilo di competenze che manterrà comunque sempre vivo il rapporto con il progetto di architettura sia nel comparto delle nuove costruzioni sia, a partire dagli anni Ottanta, nel recupero del patrimonio edilizio costruito e dell’innovazione tecnica associata alla salvaguardia ambientale.

Lo Statuto firmato a Bari nel 2002

L’ampliamento degli interessi disciplinari, conseguenti all’aumentare dei corsi inseriti nel raggruppamento disciplinare dell’Architettura Tecnica, viene formalizzato nei primi anni Ottanta nel Gruppo Nazionale di Architettura Tecnica, diretto da Enrico Mandolesi, Benedetto Colajanni e Pietro Natale Maggi, con il compito di coordinare le ricerche finanziate del neonato MIUR, costituendo con ciò la premessa ante litteram di una società scientifica nazionale.

L’interesse di trasferire all’edilizia metodologie e tecnologie di progettazione e produzione proprie dell’industria manifatturiera, superando le anacronistiche tecniche di “industrializzazione” in atto e già obsolete, aveva fatto sorgere nella sede di Roma alla fine degli anni Settanta un gruppo di ricerca sulla progettazione assistita da computer coordinato da Gianfranco Carrara, cui si aggiunse da Palermo il gruppo di Benedetto Colajanni e successivamente altri da Milano e da Bologna. Partendo dall’analisi delle logiche della progettazione le linee di ricerca furono rivolte all’applicazione della branca dell’intelligenza artificiale denominata ingegneria della conoscenza alla progettazione edilizia, alla progettazione collaborativa, alla digitalizzazione del processo edilizio e al BIM, divenendo un punto di riferimento a livello internazionale.

L’attenzione rivolta all’edilizia storica a partire dalla metà degli anni Ottante aprirà il fronte ad un più stretto rapporto con la Storia, nelle sue diverse molteplici declinazioni, seguendo due principali filoni di studio: quello fondato sulla lettura storico-tipologica dei fenomeni insediativi e quello mirato all’analisi di quella parte non scritta della storia dell’architettura che è riconducibile alla sua storia materiale. I capisaldi di questa seconda linea di interesse disciplinare sono chiaramente identificati dall’attività di ricerca promossa da Sergio Poretti. La linea di ricerca tracciata da Poretti costituirà, per circa un decennio a cavallo del secolo scorso, un riferimento di scuola per l’intero settore disciplinare e che si manifesterà soprattutto all’interno dei progetti ministeriali ex 40% e poi PRIN con un’adesione ampia ed articolata delle unità locali dislocate sull’intero territorio nazionale.

Fuori da questi ambiti, gli interessi di studio sviluppati dalle altre sedi verteranno primariamente sulle tematiche del recupero edilizio e sulle indagini prestazionali finalizzate al contenimento dei consumi energetici, sia come verifiche analitiche svolte con modelli previsionali, sia come protocolli progettuali per la definizione delle metodologie d’intervento.

In questo contesto storico prende quindi forma l’esigenza di dare vita all’Ar.Tec, come nuova figura istituzionale capace di interpretare e veicolare questo ampio ed articolato patrimonio di saperi restituito dall’attività scientifica dei docenti e ricercatori che afferiscono al settore disciplinare dell’Architettura Tecnica, oggi denominato ICAR 10 secondo le declaratorie stabilite dal Consiglio Universitario Nazionale negli anni duemila.

Una storia che si alimenta con il continuo confronto restituito dai congressi annuali, dal 2014 denominati ColloquiATe e dalle iniziative di promozione scientifica ad esso correlate, tra cui il premio InnovATi rivolto alla formazione delle nuove generazioni di ricercatori.

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